Repubblica.it > Homepage

Il Fatto Quotidiano

Uploads by fausto4cap

venerdì 23 luglio 2010

domenica 18 luglio 2010

mercoledì 14 luglio 2010

Paolo Rossi a Che tempo che fa 2009/02/21

li pensieri vengono scrivendo

Paolo Rossi Chi è il tiranno dal trattato del 1777 89 ''Della tirannid...


13 luglio 2010

Le metamorfosi di Liofredi, da cantante a ‘direttore precario’ Ciuffo ribelle, vestaglia bianca, sguardo languido. E una biondona danese accanto: “Tell me, my future!”, cantava negli anni ’80, il giovane Massimo Liofredi. E chissà che futuro avrà il direttore di RaiDue, una parodia italiana di Patrick Swayze, l’attore di Ghost: “Studiavo Medicina, giocavo a pallone e…”. E ballava il mango, intonava pezzi da spiaggia per il gruppo Kristal: musica commerciale, inglese arrangiato, video caserecci (riemersi su Youtube) da far impallidire Nino D’Angelo. Dal palco del Festivalbar ai sacri corridoi di viale Mazzini. Due parentesi brevi: la carriera artistica è finita, la direzione di RaiDue è in scadenza.

Liofredi ha trascorso un decennio nella bottega del servizio pubblico, ingresso da apprendista e uscita da dirigente con le stellette. Un volo incredibile con doppio paracadute, l’amicizia di Pippo Baudo e l’ascendente di Forza Italia, e poi l’abitudine a fare di tutto un po’: responsabile di studio, autore e forse autista, vice e capostruttura. Il luglio scorso per l’ultima infornata di nomine, l’apoteosi delle spartizioni politiche, Mauro Masi l’ha proposto per la seconda rete. Non serve sfogliare il curriculum per capire, basta leggere il mittente: Silvio Berlusconi. Il successo di Phon man – terzo soprannome, assieme a Kristal e Belli capelli – spettinò i progetti della Lega Nord che, dalle prime scampagnate di Pontida, lotta e governa per trapiantare un canale a Milano. E da tempo Antonio Marano, l’inviato a Roma, rosicchiava potere a viale Mazzini. Non c’era pioggia né vento nel giorno di gloria di Liofredi, ma un brutto segnale: il voto contrario della leghista Bianchi Clerici, per l’occasione in minoranza con Rizzo Nervo e Van Straten del Pd.

L’ex dirigente di Domenica In aveva una missione in agenda: bloccare Annozero, zittire Michele Santoro. E durante la presentazione del programma, svestendo il sorriso da filmato dei Kristal, Liofredi picchiava duro: “Io farei a meno di Annozero. Mi piacerebbe vedere un bel contenitore di politica. Tu – diceva rivolto al conduttore – fai un certo tipo di televisione, una specie di inquisizione mediatica, che a me non piace. Ma non è un fatto personale”. Sembra un predestinato: entra in campo e difende la posizione, degno erede di zio Giacomo Losi, ex capitano e sempre Core de Roma. Liofredi conosce la tattica per parentela, e così inizia a fare ostruzione: giudica (male) gli ospiti di Santoro, guarda (bene) le regole e scatena l’ufficio legale, invia fax e stacca il telefono. Tanto rumore per nulla.

In tre mesi, punzecchiato da il Giornale di famiglia, il direttore viene scaricato. Cambia personalità per resistere: “Il palinsesto? Ah! Non è il mio. Ho fatto solo ritocchi”. E Annozero? “Noi puntiamo su Santoro e Monica Setta”. Liofredi pagherà pure la sintonia con la giornalista de il Fatto del giorno: la Setta esulta per una seconda serata, Pierluigi Paragone precipita il venerdì sera. Ennesimo sgarbo ai leghisti, i padani dalla memoria lunga. A Pasqua preparano la sorpresa per Liofredi, sembra già licenziato per Gianvito Lomaglio, un fedelissimo.

Ogni Consiglio di viale Mazzini sembra annunciare l’addio di Liofredi. E allora cerca il colpo di teatro: accompagna Santoro nella conferenza di fine anno, declama audience e share di Annozero. Arrossisce per l’emozione (e l’imbarazzo): “Felice di essere qui”. Con il tono garbato di un ospite. Una capriola mediatica – contro e pro Santoro – da oro olimpico. Liofredi batte la concorrenza di Lomaglio, indicato dal viceministro Romani e mira il prossimo nemico Susanna Petruni, amica di Bonaiuti: “Faccio causa all’azienda”. E guadagna un’altra settimana di sopravvivenza: “Bè, sono un precario”.

sabato 10 luglio 2010

Neffa e I messaggeri della dopa - Aspettando il sole (Video clip Uffici...

Modena City Ramblers - I Cento Passi

Giustizia & impunità | di Antonella Mascali

10 luglio 2010

Commenta (23) Condividi Stampa Ingrandisci il testo Rimpicciolisci il testo

L’amico giudice eletto a Milano con il sì di Mancino

“Non ti preoccupare. Ci facciamo anche a Berruti”. È il 22 ottobre del 2009 quando il giudice milanese Alfonso Marra discute per telefono con il faccendiere Pasquale Lombardi la strategia per essere nominato dal Csm presidente della Corte d’Appello di Milano. Uno dei gradi più alti e importanti di Palazzo di Giustizia. Lombardi ora è in carcere perché accusato di aver fatto parte di una sorta di nuova P2 in grado condizionare la politica e la magistratura e con Marra dimostra grande confidenza. L’operazione che i due progettano per telefono alla fine avrà successo. Marra otterrà la poltrona che tanto gli interessa. Solo che Giuseppe Maria Berruti, il consigliere togato del Csm su cui si voleva fare pressioni, dirà coraggiosamente di no e sarà l’unico esponente della sua corrente Unicost a continuare, assieme a Md e Movimento per la giustizia, ad opporsi alla promozione. Marra comunque ce la farà lo stesso. Lui del resto è fortissimo. Dietro di sé non ha solo gli strani confratelli della nuova P2 legati a Marcello Dell’Utri e Denis Verdini. Chi si muove con forza in suo favore è il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo – buon amico di questa nuova cricca – che, come Il Fatto Quotidiano è in grado di rivelare, telefona personalmente ad alcuni membri del Csm per caldeggiare la nomina. Il tutto mentre, come raccontano fonti qualificate del Consiglio, il faccendiere Lombardi staziona in permanenza nei corridoi. A fare le spese di questa oscura manovra sarà così Renato Rordorf, giudice di Cassazione da tutti stimato per la sua preparazione. Era lui infatti il favorito. Ma le carte alla fine si mescolano. “Diversi consiglieri hanno cambiato idea, ci sono state pressioni politiche pazzesche”, dicono le fonti de Il Fatto. Alcuni hanno ricevuto pressioni direttamente da Caliendo. In vista della probabile nomina di Edmondo Bruti Liberati (poi avvenuta) a procuratore capo di Milano, il sottosegretario dice a uno dei membri del Csm: “Non devi votare Rordorf. Non possono andare due magistrati di sinistra (sono entrambi di MD) ai vertici degli uffici di Milano”. L’azione di lobbing del faccendiere Lombardi e di Caliendo emerge anche dalle intercettazioni (di cui non potremmo darvi conto se ci fosse già la legge bavaglio).
Lombardi, ex dc campano della provincia di Avellino, chiama la consigliera laica del centrosinistra, Celestina Tinelli. Incontra il primo presidente della Cassazione, Vincenzo Carbone. Chiama la segretaria del consigliere di Magistratura indipendente Cosimo Ferri (citato nell’inchiesta di Trani sulle pressioni per chiudere Annozero). Fa rapporto al sottosegretario Caliendo. Al telefono insulta il consigliere Berruti e se la prende anche con Ezia Maccora, la consigliera di Magistratura democratica che durante il plenum parlerà apertamente di “pressioni esterne alla magistratura”.
In una intercettazione tra Lombardi e la consigliera Tinelli si legge: “Lì è Berruti eh! È Berruti eh! Che ha creato il problema! Sia ben chiaro eh!….”. E Lombardi:” Allora pure Giacomo (Caliendo, ndr) deve vedere di poterlo sca… scannare a questo. Sennò qua non si esce”. Tinelli spiega ancora che il vicepresidente Nicola Mancino, “sta ragionando nel senso di votare per questo Rordorf…”. Ma al plenum il vice presidente (vedi intercettazione pubblicata qui sopra) cambia idea. E assieme al primo presidente della Cassazione Carbone vota per Marra.
Il vero problema, insomma rimarrà, Berruti. Lombardi lo sa e al telefono con Marra lo definisce “l’unico stronzo”.
Berruti è però irremovibile. E nel suo intervento al plenum spiega l’anomalia della scelta di Marra: il giudice tanto caro alla nuova P2 è da poco più di un anno presidente della Corte d’Appello di Brescia, non si può spostarlo dopo un lasso di tempo così breve. Poi denuncia che: “La spinta verso Marra risponde anche ad una diffusa quanto non chiaramente espressa domanda di riequilibrio dei direttivi di Milano. Il riequilibrio. Questo sarebbe peggio del peggior correntismo. Significherebbe ammettere, come assurdamente si teme in alcuni palazzi della politica, che le sentenze, certe sentenze, possono essere diverse a seconda del dirigente l’ufficio”. Il riferimento è tutto per le sentenze che riguardano la Fininvest di Berlusconi. E oggi leggendo delle pressioni della nuova P2 si capisce che forse Berruti aveva proprio ragione

A riveder le stelle

La "dama bianca" di Berlusconi alla Zanzara - SECONDA PARTE(6/07/2010)

Benigni con Enrico Berlinguer - tratto da Annozero del 12 Marzo 2009

venerdì 9 luglio 2010

il Bisbetico Domato - I corvi

Innamorato pazzo: tuffo strepitoso!

La nuova P2 di Denis Verdini
Ecco perché B. vuole il bavaglio

Il cuore del Popolo della libertà ha una vita segreta, un’attività sotterranea. Una “nuova P2” coagulata attorno al faccendiere Flavio Carboni. Le intercettazioni la svelano. Ed è per questo che Silvio Berlusconi dice che questa legge “è sacrosanta”

Il satrapo anziano vuole il bavaglio. “È sacrosanto”, ha detto a Studio Aperto, dopo aver fatto il giro delle radio e delle tv compiacenti, Tg1, Tg2, Tg4, per tentare di fermare gli smottamenti di consenso nella sua maggioranza e nel paese. L’eco delle sue parole risuona ancora in questo giorno di silenzio della stampa italiana. Un giorno in cui è più facile comprendere perché lo vuole a tutti i costi, il bavaglio: sono proprio le intercettazioni a permettere di sviluppare indagini come quella che ha scoperto una “nuova P2” coagulata attorno al faccendiere Flavio Carboni, non senza contatti con il coordinatore del Pdl Denis Verdini. Le intercettazioni, impietose, continuano a disvelare il fondo melmoso e occulto del potere italiano. Scoprono i giochi segreti che si svolgono attorno a Silvio Berlusconi.

Carboni, finito in manette giovedì con altre due persone, è un “campione d’Italia”. Ha attraversato la storia di questo paese almeno a partire dagli anni Settanta, quando ha avviato affari con Berlusconi, sotto l’ombrello della P2, quella classica, quella di Licio Gelli, di Roberto Calvi (e, appunto, di Silvio Berlusconi, tessera numero 1816). C’è un rapporto storico tra Carboni e i fratelli Silvio e Paolo, fin dai tempi dei progetti edilizi in Costa Turchese, degli investimenti per Olbia 2. C’è una vecchia frequentazione tra Carboni e Marcello Dell’Utri.

Ma non è archeologia investigativa, quella che emerge dall’inchiesta di Roma sulla “nuova P2”. Ci sono, da una parte, gli affari da realizzare oggi: nel settore dell’energia eolica in Sardegna, per esempio, con rapporti stretti con i vertici del potere politico dell’isola, su su fino al presidente della Regione Ugo Cappellacci. Ma, dall’altra, c’è di più. Quello che emerge è un sistema di potere. Il vecchio metodo della vecchia P2: determinare le scelte della politica, pilotare le decisioni della magistratura, teleguidare l’informazione, dirottare soldi e affari. Quel metodo continua anche oggi. Per esempio nei tentativi di influire sulla Corte costituzionale che nel 2009 doveva decidere sul Lodo Alfano (cioè sulla salvezza totale, sull’improcessabilità di Silvio Berlusconi alle prese con il processo Mills). A maggio 2009, a casa del giudice della Consulta Luigi Mazzella, a Roma, arrivano il suo collega Paolo Maria Napolitano, il ministro della Giustizia Angelino Alfano, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato Carlo Vizzini e lui, Silvio Berlusconi in persona. Una delle più imbarazzanti cene nella storia della Repubblica. Sui giornali esplode lo scandalo. Appare chiaro il tentativo di condizionare la Corte. Eppure il progetto non viene abbandonato. Quattro mesi dopo, a pochi giorni dal giudizio della Consulta, il lavoro iniziato è proseguito da Denis Verdini: il 23 settembre, infatti, il coordinatore del Pdl riunisce nella sua abitazione romana Carboni, Dell’Utri, il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, i magistrati Antonio Martone e Arcibaldo Miller, oltre ad Arcangelo Martino e Raffaele Lombardi (i due personaggi arrestati con Carboni nell’inchiesta romana).

L’obiettivo è influire sulla Corte perché non bocci (come invece farà) il Lodo Salvaberlusconi. Ma la superlobby segreta lavora anche per influire sulla decisione della Corte d’appello di Milano che deve valutare l’esclusione della lista Formigoni alle Regionali. Per pesare sull’attività del Consiglio superiore della magistratura. Per sostenere la candidatura di Nicola Cosentino alle regionali in Campania…

Il fatto che le manovre non riescano non assolve chi comunque le mette in atto, non sminuisce di un grammo le sue responsabilità. La “nuova P2” lavora a tempo pieno per sostituire gli interessi degli “affiliati” alle regole istituzionali, ai percorsi della democrazia. In questo sodalizio, che somma influenze massoniche e presenze opusdeiste (Dell’Utri), ha un ruolo centrale Denis Verdini. Ruolo politico, anche al di là dell’eventuale qualificazione giudiziaria. Verdini è, al tempo stesso, potente coordinatore del Pdl, banchiere di un piccolo Banco Ambrosiano pronto a finanziare gli amici, punto di riferimento degli uomini della “cricca”.

Il Popolo della libertà ha un cuore segreto, un’attività sotterranea. Le indagini dei magistrati, con le intercettazioni telefoniche e ambientali, possono svelarli. Ecco perché per Silvio Berlusconi, massimo punto d’equilibrio politico della “nuova P2”, la legge bavaglio “è sacrosanta”.

Thomas Sankara - Il discorso sul debito - 2/2

Thomas Sankara Il discorso sul debito - 1 di 2

Francesco Guccini - La Ballata Degli Annegati

The Funeral of Jan Palach 25/1/1969

Eppure soffia

Addio Josè Mourinho - Robin Hood lascia l'Inter e il calcio italiano

Ligabue & Guccini Live - Ho ancora la forza (Audio OK)

giovedì 8 luglio 2010


MANOVRA

"A rischio il processo Fininvest-Cir"
Il Pd scova una norma "anti-Mesiano"

Nell'emendamento che introduce la figura dell'ausiliario del giudice, un comma che di fatto sospende il procedimento per nove mesi. I democratici: "Alfano ministro ad personam". Salta la prova assunta dal cancelliere

ROMA - Nell'emendamento presentato ieri dal governo alla Manovra che introduce la figura dell'ausiliario del giudice spunta una norma che potrebbe di fatto sospendere il processo Fininvest-Cir per nove mesi. La norma, destinata a far discutere, è contenuta nel comma 18 dell'emendamento 48.0.1000.

A confermare l'ipotesi è il capogruppo del Pd in commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, che ribattezza la previsione del governo come "anti-Mesiano" dal nome del giudice "duramente attaccato dalle reti tv della famiglia Berlusconi per aver firmato la sentenza che obbliga la Fininvest a risarcire la Cir di 750 milioni per l'affare Mondadori".

Il comma 18 dell'emendamento del governo recita testualmente: "Nei procedimenti civili contenziosi aventi ad oggetto diritti disponibili che, alla data di entrata in vigore della presente legge, pendono dinanzi alla Corte d'Appello, il giudice, su istanza di parte, anche con decreto pronunziato fuori udienza, rinvia il processo per un periodo di sei mesi per l'espletamento del procedimento di mediazione".

Secondo la Ferranti, "nelle pieghe dell'emendamento governativo c'è l'ennesima scandalosa norma ad personam che serve unicamente a salvare gli interessi della famiglia Berlusconi". La parlamentare democratica prosegue ironizzando sulle dichiarazioni d'intenti del Guardasigilli a proposito della velocità della giustizia: "Il ministro Alfano per fare un favore al premier tira il freno a mano e rallenta tutti i processi civili".

Ieri il gruppo democratico aveva individuato un'altra norma che poteva influire sul contenzioso, in quanto volta a ridurre i processi tributari pendenti. Secondo il Pd, in base all'emendamento, Mondadori potrebbe estinguere la pendenza pagando il 5% del dovuto. L'ipotesi era stata smentita dal sottosegretario all'Economia, Luigi Casero.

Nel frattempo le modifiche al testo originario continuano. Dopo i rilievi della commissione Giustizia del Senato il cancelliere non potrà assumere la prova, l'ausiliario potrà sostituire il giudice "solo se le parti ne facciano concorde richiesta" e sarà il giudice a fissare l'udienza per il giuramento dell'ausiliario. Gli ausiliari potranno essere magistrati onorari, anche se cessati dal servizio da non più di 5 anni, avvocati con anzianità di iscrizione all'albo di almeno 5 anni, notai, anche collocati a riposo, magistrati collocati a riposo, avvocati dello Stato collocati a riposo, docenti o ricercatori universitari, anche collocati a ripos

8½ theme - Nino Rota

Manifestazione aquilani a Roma - L'intervento di Di Pietro - Scontri

Magic Italy - la tua Magica Italia | Spot Berlusconi HD

Mdg 96-97 Pravettoni e i poveri

MAI DIRE GOL - LANCIO DEL SASSO

Pearl Jam - Just Breathe (unofficial video)

martedì 6 luglio 2010

Presentazione de "La buona novella" - F. De Andrè

Pasolini intervista Moravia

Elio e le Storie Tese - Ignudi fra i nudisti

Roberto Vecchioni - L'ultimo spettacolo

Ascolta, ti ricordi quando venne
La nave del fenicio a portar via
Me, con tutta la voglia di cantare
Gli uomini, il mondo, e farne poesia...
Con l'occhio azzurro io ti salutavo,
Con quello blu io già ti rimpiangevo,
E l'albero tremava e vidi terra,
I Greci, i fuochi e l'infinita guerra
Li vidi ad uno ad uno
Mentre aprivano la mano
E mi mostravano la sorte
Come a dire "Noi scegliamo,
Non c'è un Dio che sia più forte"
E l'ombra nera che passò,
Ridendo ripeteva no...

Ascolta, ero partito per cantare
Uomini grandi dietro grandi scudi,
E ho visto uomini piccoli ammazzarre,
Piccoli, goffi, disperati e nudi...
Laggiù conobbi pure un vecchio aedo
Che si accecò per rimaner nel sogno,
Con l'occhio azzurro invece ho visto e vedo,
Con l'occhio blu mi volto e ti ricordo...

Ma tu non mi parlavi
E le mie idee come ramarri
Ritiravano la testa
Dentro il muro, quando è tardi
Perché è freddo, perché è scuro:
E mille solitudini
E i buchi per nascondersi...

E ho visto fra le lampade un amore:
E lui che fece stendere sul letto
L'amico con due spade dentro il cuore,
E gli baciò piangendo il viso e il petto...
E son tornato per vederti andare,
E mentre parti e mi saluti in fretta,
Fra tutte le parole che puoi dire
Mi chiedi "Me la dai una sigaretta?"

Io di Muratti, mi dispiace, non ne ho
Il marciapiede per Torino, sì lo so;
Ma un conto è stare a farti un po' di compagnia,
Altro aspettare che il treno vada via,
Perché t'aiuto io ad andare non lo sai,
Sì, questo a chi si lascia non succede mai,
Ma non ti ho mai considerata roba mia,
Io ho le mie favole, e tu una storia tua

Ma tu non mi parlavi
E le mie idee come ramarri
Ritiravano la testa
Dentro il muro, quando è tardi
Perché è freddo, perché è scuro...
E ancora solitudini
E buchi per nascondersi...

E non si è soli quando un altro ti ha lasciato,
Si è soli se qualcuno non è mai venuto
Però scendendo perdo i pezzi per le scale,
E chi ci passa su, non sa di farmi male.
Ma non venite a dirmi adesso lascia stare
O che la lotta deve continuare,
Perché se questa storia fosse una canzone
Con una fine mia, tu non andresti via.

L'ultimo spettacolo - Roberto Vecchioni

AmericanExpress - Jose Mourinho

giovedì 1 luglio 2010