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Il Fatto Quotidiano

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sabato 13 febbraio 2010

Cronaca | Giuseppe Lo Bianco

"Bontade investì nel progetto edilizio MIlano 2"

13 febbraio 2010

Ciancimino jr. parla anche di Moro: "Zaccagnini disse di non liberarlo"

Palermo, inizio degli anni ’70. Un giovane impiegato della Cassa di Risparmio, Marcello Dell’Utri, propone a due amici importanti, noti capimafia, Stefano Bontade, il principe di Villagrazia, e Mimmo Teresi, di investire 3 miliardi e mezzo nel progetto edilizio di Milano 2. Il progetto va in porto e da allora "Silvio Berlusconi è ricattabile", vittima di un "accerchiamento" di Dell’Utri.

Nelle rivelazioni di Massimo Ciancimino ora ci sono nomi, fatti, cifre che arricchiscono una storia già raccontata da altri pentiti e testimoni: e un pizzino con la calligrafia di suo padre, don Vito, che riassume la scaletta cronologica dei fatti. M.Dell'Utri-Alamia-Calvi-Buscemi-Dell'Utri-Canada-Bono-Pozza-Ior-Vaselli 5 MLD-Milano 2 Costruzioni.

In due interrogatori del 7 e del 14 gennaio scorsi, depositati ieri al processo Dell’Utri dal pg Nino Gatto con decine di pagine "omissate", Ciancimino jr. ha iniziato il racconto nero dei percorsi del riciclaggio mafioso su Milano alzando il livello delle sue dichiarazioni che irrompono per la seconda volta nel processo Dell’Utri, costringendo il pm a chiederne di nuovo l’audizione.

Spiazzati i legali della difesa, che incassano il colpo rilanciando la palla giudiziaria verso Arcore: "Qui si intende aprire uno squarcio verso direttrici di prova che vanno al di là del senatore Dell’Utri – dice il suo difensore e collega parlamentare Nino Mormino – questa richiesta attiene agli investimenti dell’imprenditore Berlusconi. Di fronte a ciò l’attività difensiva non potrà arrestarsi e occorre un largo margine di tempo per vedere come svilupparla".

Se la corte dovesse ammettere il testimone chiederete la citazione del presidente del Consiglio? Domanda il cronista fuori dell’aula. "Non anticipo nulla, è una sua deduzione", è la risposta del penalista che, insieme al collega Alessandro Sammarco ("Ciancimino è una prova a metà, oggi non vale niente, aspettiamo il controesame") ha chiesto "un congruo termine a difesa" per studiare i nuovi verbali.

Ciancimino chiama in causa mafiosi del calibro di Bontade e Teresi, ma anche gli imprenditori condannati per mafia Buscemi e Bonura, il banchiere Calvi e persino il caso Moro.
L’uomo impiccato sul ponte dei frati neri, a Londra, si sarebbe occupato di reinvestire i guadagni di Milano 2: "Calvi, presentato a mio padre da Salvatore Buscemi, prelevò parte del profitto (3 miliardi ndr) dell'investimento – racconta Ciancimino – che consegnò a mio padre a Losanna per realizzare un investimento in brillanti per il tramite di Leos Gluths, di origine ebrea, di cui ho consegnato la foto ai pm di Palermo".

E spiega così l’origine di un altro investimento immobiliare compiuto da suo padre con esponenti mafiosi: "Nel 1970 mio padre investì 150 milioni di lire in operazioni gestite dalla società Lu.ra.no, riconducibile a Salvatore Buscemi e Franco Bonura. Nel '76 i frutti furono un miliardo e mezzo di lire e una serie di appartamenti costruiti nella zona Don Orione di Palermo. Su indicazione di Buscemi il denaro venne depositato nella banca Rasini e nella banca del Gottardo, per poi essere investito nelle società Edilnord e Immobiliare Sammartino che curarono la trasformazione di terreni posti alla porte di Milano, dando vita all'operazione Milano 2".

L’origine, secondo Ciancimino, della “ricattabilita” del presidente del Consiglio: ecco, secondo Ciancimino, "l’accerchiamento che Dell’Utri faceva nei confronti del Cavaliere: usare fondamentalmente dei personaggi che in un momento storico erano praticamente puliti, che per una serie di eventi erano stati coinvolti in indagini. Mio padre definiva Silvio Berlusconi fondamentalmente un soggetto ricattabile".
E per spiegare la caratura politica del padre il teste ha rivelato che don Vito intervenne persino per impedire la liberazione di Moro: il covo era stato individuato dal boss Pippo Calò in via Gradoli "ma a mio padre era stato chiesto di impedirne la liberazione dal segretario della Dc Zaccagnini attraverso Attilio Ruffini. Analoga richiesta gli era giunta da appartenenti a Gladio e dai servizi segreti".

Così "disse a Calò che non si sarebbe più dovuti intervenire per la liberazione". Oltre alle parole del giovane Ciancimino arrivano in aula infine anche i primi riscontri alle accuse di Spatuzza: la Dia ha scoperto che il costruttore Michele Finocchio, prestanome dei fratelli Graviano, è stato in realtà titolare di una filiale Standa, così come aveva rivelato il pentito. Se ne riparlerà il 26 febbraio, giorno in cui la corte ha rinviato l’udienza per decidere se ammettere il testimone chiave e i due funzionari della Dia che hanno svolto gli accertamenti sulla Standa.

Da il Fatto Quotidiano del 13 febbraio

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